L’uomo delle castagne – di Søren Sveistrup

La storia di questo libro si svolge nel freddo nevoso della Danimarca e comincia nel 1987 con il ritrovamento di una scena del crimine a dir poco raccapricciante: un’intera famiglia assassinata, madre, padre e due figli, eccezion fatta per altri due bambini adottivi rimasti immuni e non si sa il perché. Il detective della zona (che una bella fine non fa) prova a far luce sull’evento soprattutto dopo il ritrovamento di tante piccole sagome, simili a piccoli omini, fatti con castagne e fiammiferi…


La vicenda riprende poi nei giorni nostri, manca poco alla festa di Halloween, e quel caso del 1987 non è mai stato risolto del tutto: troppe ombre si aggirano sulla vicenda e le domande senza risposte. Nel frattempo però Naia Tulin continua il suo lavoro da poliziotta e che le porta via però troppo tempo da poter trascorrere con la figlia Le. Per questo fa domanda per passare alla sezione informatica per ridurre le ore, ma prima però deve occuparsi degli ultimi casi, affiancata da un collega, Mark Hess, mandato lì per così dire “in punizione” dall’Aia, per aver trasgredito alcune regole.
Le indagini che vengono affidate ai due sembrano avere però un filo conduttore e sono come legate tra loro.


Da un lato abbiamo il ritrovamento del cadavere semi-mutilato di una giovane donna, la cui storia si rivela particolare: ma ciò che più sconvolge la scena è la ricomparsa di quei piccoli omini fatti di castagne su cui ci sono le impronte di qualcuno si pensava morto da tempo: una firma del killer? Un messaggio per chi sta indagando?
Di contro abbiamo la scomparsa, avvenuta un anno prima, di Kristine, figlia del ministro degli affari sociali Rosa Hartung, minacciata continuamente per le sue condotte politiche.
A collegare i due eventi sono proprio quelle piccole figure di castagne che anche Kristina fabbricava con una sua amica per poterle vendere al proprio mercatino personale.
Tulin e Hess capiscono subito che l’assassino non si ferma e che chi è stato arrestato per i crimini passati forse si trova rinchiuso ingiustamente. La corsa contro il tempo è fondamentale e altri cadaveri in parte mutilati e appartenenti a giovani madri compaiono ancora.


Il killer inizia così un gioco che permette però di scoprire tutti i collegamenti tra le vittime e l’insospettabile ministro Hartung.
Il libro è scritto in maniera molto scorrevole e si percepisce la corsa contro il tempo e il macabro gioco che l’assassino ci invita a fare. Alcuni dettagli risultano un po’ forti, ma questo sicuramente deve far parte di un buon thriller.
L’autore confonde spesso il corso della storia confutando le ipotesi che anche il lettore prova a fare.


Ci si affeziona ai protagonisti, provando anche ad interagire con loro e a mettersi nei loro panni. Molti temi attuali vengono affrontati e intrecciati nella storia descrivendo come l’uomo può reagire in maniera differente davanti ad un dolore. Lo scrittore ci presenta tutto con neutralità ma anche delicatezza, lasciandoci elaborare le informazioni carpite durante la lettura in modo chiaro e graduale.


Forse nella parte centrale del romanzo c’è stato un piccolo rallentamento della storia e che per un attimo mi ha fatto annoiare, ma la storia poi ha ripreso con il suo ritmo incalzante e altri colpi di scena per portarci alla soluzione con la bocca letteralmente spalancata.
Dal libro è stata tratta anche la serie omonima su Netflix: da vedere anche quella.

Consigliato: 5/5

Ultimi articoli

spot_img

Related articles