Il mistero del treno azzurro – di Agatha Christie

L’intramontabile regina del ‘giallo vintage’ in compagnia di Hercule Poirot.

Il potere dei gioielli

La vicenda inizia a Parigi, quando il miliardario americano Rufus Van Aldin entra in possesso di una serie di rubini appartenuti a Caterina I di Russia, tra i quali figura anche “il cuore di fuoco”, il più grande rubino del mondo. Tornato a Londra, Van Aldin si reca a casa della figlia Ruth Kettering, per regalarle i preziosi rubini. Durante questa visita il miliardario ha modo di sapere che il matrimonio della figlia sta diventando sempre più infelice e che va avanti soltanto perché il marito di Ruth, Derek Kettering, ha costantemente bisogno di denaro. Inoltre, il ragazzo tradisce continuamente la moglie con la ballerina francese Mirelle.

Indignato, Van Aldin propone dunque alla figlia di presentare istanza di divorzio. Ruth, inizialmente contraria, alla fine accetta di ubbidire al padre, timorosa, tuttavia, che Derek possa opporsi all’istanza. Anche Ruth, infatti, è in rapporti stretti con una sua vecchia fiamma, il conte de la Roche, uno spregiudicato avventuriero.

In treno da Londra a Parigi ai colori della Costa Azzurra

Prima di avviare le pratiche per il divorzio, tuttavia, Ruth decide di trascorrere una vacanza in Costa Azzurra, come suo solito. I colori e le acque cristalline di questi paesaggi attirano tanti visitatori, tant’è vero che, durante il viaggio sul famoso Treno Azzurro, la signora Kettering conosce Katherine Grey, una giovane ragazza di St. Mary Mead, da poco entrata in possesso di una cospicua eredità. Ruth racconta quindi a Katherine del suo infelice matrimonio con Derek.

Da qui comincia il gioco della ‘nostra Agatha’, fatto di tanti piccoli pezzi di puzzle che bisogna conservare e provare a mettere insieme per giungere alla soluzione. In questo ci aiuta tanto l’investigatore belga Hercule Poirot che, andato ormai in pensione, prova a rilassarsi e a passare del tempo viaggiando. Ma il delitto da risolvere è sempre appostato dietro l’angolo e la sua fama lo precede. Così anche in questo caso dovrà mettere in moto quelle che lui chiama le ‘celluline grigie’ del cervello e far quadrare tutto.

Poirot comincia a parlare con chi è rimasto coinvolto nella vicenda, e che quindi era presente sul Treno Azzurro, ma anche con coloro che ne fanno da contorno e che spesso si rivelano i più importanti. Ad un certo punto sembra di giungere ad una conclusione plausibile, ma qualcosa non convince ‘l’omino con la testa ad uovo e i baffi impomatati’ (l’etichetta che la Christie incolla alla figura dell’investigatore in ogni sua avventura); così Hercule torna sui suoi passi e ripercorre tutta la vicenda, dall’inizio alla fine.

La narrazione è abbastanza scorrevole, anche se in alcuni punti l’ho trovata un po’ artificiosa dal punto di vista lessicale. Tale dettaglio probabilmente risiede nel fatto che questo è solo il quinto romanzo scritto da Agatha Christie durante un suo viaggio a Tenerife nel 1928 e tradotto in italiano poi nel 1940.  

Nonostante questo, si ritrova comunque l’atmosfera ‘vintage’ e dei tempi passati che caratterizza tutti i romanzi della ‘regina del giallo inglese’, che personalmente apprezzo molto. Il fascino del proibito e di tematiche taboo presenti in quelle epoche, fanno da sfondo alla risoluzione dei vari casi, risoluzione che arriva sempre e solo attraverso il detective e l’impiego delle sue uniche risorse: esperienza e intuito. D’altronde a quei tempi non c’erano tutti i mezzi e le tecniche scientifiche che ci sono oggi, e questo sicuramente aiuta il lettore ad applicarsi e a sciorinare le vie possibili per giungere a risolvere il caso.

Ho letto anche altri romanzi della Christie, che sicuramente meritano una voce all’interno della rubrica: pur non essendo tra i più brillanti scritti e che lasciano il lettore stupefatto (quello che identifico con ‘faccia con occhi spalancati e che fissano il vuoto’ J), “Il mistero del treno azzurro” va letto come vanno letti tutti i libri dell’autrice (per chi ama il genere chiaramente, e perché finora tutti quelli che ho letto erano a loro modo interessanti). La certezza fondamentale è che il fascino dei ragionamenti di Poirot lascia sempre un segno nella vicenda: e questo, a parer mio, è l’ingrediente ‘segreto’.

Ci vediamo al prossimo mistero…

Voto: 4/5.

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